“L’audit aperto in Rai su di me si è chiuso la scorsa settimana come insussistente”. Lo dice il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, intervenendo al convegno “Le sfide per la libertà e il pluralismo dell’informazione” nella sede della Rappresentanza della Commissione europea a Roma, dedicato alla presentazione e discussione sui risultati, pubblicati lo scorso luglio, del Media Pluralism Monitor 2021. Il giornalista sotto scorta ha enumerato alcune delle querele (“ne ho accumulate 175 per richieste di risarcimento danni che globalmente raggiungono i 105 milioni di euro“), gli attacchi subiti e i dossier falsi creati contro la trasmissione d’inchiesta e contro di lui. L’audit in Rai era stato avviato dopo che dalla commissione di Vigilanza erano state chieste spiegazioni “a novembre per un dossier, una lettera anonima contro di me, che girava da mesi, su presunte molestie sessuali in redazione. Era arrivato in Rai a luglio e io per primo l’avevo portato in procura e fatto la denuncia. La commissione di Vigilanza Rai ha tenuto nel cassetto il dossier per sette mesi, alcuni parlamentari l’avevano buttato via, salvo poi tirarlo fuori dopo un nostra inchiesta sulle norme del governo sul green pass e i vaccini“. Secondo Ranucci “la commissione di Vigilanza parlamentare Rai, che dovrebbe avere un compito di indirizzo nei temi, nelle trasmissioni, valutare la qualità, entra spessissimo nella veridicità o meno delle inchieste senza averne gli strumenti“. In questi anni, per il giornalista, “c’è stata una distorsione della Commissione di vigilanza nei confronti della Rai, e devo dire che purtroppo il servizio pubblico, in genere, avendo una sensibilizzazione politica e istituzionale, risponde anche dove non dovrebbe rispondere. Sentire su questi fatti l’occhio della Commissione europea, una fonte esterna ed autorevole, e’ importante per la tutela dei giornalisti e del servizio pubblico

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