Ci sono libri che se non ci fossero bisognerebbe… scriverli! Soprattutto se abbiamo a cuore la verità storica.

In questi giorni (per esempio il Consiglio comunale di Grosseto dà il via libera alla strada intitolata a Giorgio Almirante), mentre qualcuno vuol cancellare e falsificare la storia, ci sono libri utili,  attuali e che fanno chiarezza storica. Per questo consigliamo il libro di Carlo Ricchini – L’avrai, camerata Almirante che ripercorre, attraverso la testimonianza resa dall’autore, le vicende giudiziarie che seguirono alla pubblicazione, da parte dei quotidiani l’Unità e Il Manifesto, di un bando, affisso nel maggio del ’44 nella provincia di Grosseto, firmato dallo statista che oggi si intende invece celebrare con l’intestazione di vie a suo nome. Il cosiddetto “Manifesto della morte” intimava ai soldati dell’Esercito italiano, allo sbando dopo l’armistizio, di consegnarsi alle truppe naziste o di arruolarsi con i repubblichini, pena la fucilazione.

 

La denuncia per diffamazione (egli sosteneva quel manifesto fosse un falso) contro giornali e giornalisti che seguì, nel giugno del ’71, la scoperta del documento – fu solo l’inizio di una lunga trafila giudiziaria. Questa durò sette anni e vide Almirante, ex capo di Gabinetto del ministero della Cultura popolare della Repubblica di Salò e responsabile della più atroce repressione antipartigiana, perdere la causa. Il libro di Carlo Ricchini è appunto il memoriale di quel processo, che l’autore visse in prima persona.
L’opera ripercorre e ricostruisce le vicende più oscure di un personaggio – caporedattore della rivista 
La Difesa della razza nonché promulgatore di idee deliranti sulla superiorità biologica degli ariani – che la lettura storica odierna vuole a tutti i costi riabilitare. Questo nonostante tuttora risuoni sinistramente, attraverso le odierne recrudescenze dei movimenti nazifascisti europei, l’eco delle sue folli parole: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci, e degli ebrei. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato di sangue“.

 

 

Carlo Ricchini – L’avrai, camerata Almirante

L’immagine pubblica di un protagonista della storia politica del dopoguerra nascondeva oscuri retroscena riguardanti il suo passato fascista e repubblichino. Il velo fu sollevato quando qualcuno trovò casualmente, tra la polvere, le prove di un grave episodio dimenticato: la pubblicazione di un bando, a firma Almirante, che minacciava di morte coloro che non si fossero arruolati tra i repubblichini. Egli denunciò per diffamazione i giornalisti e i giornali che avevano pubblicato il bando. Fu l’inizio di una lunga trafila giudiziaria – sette anni di processi – che si concluse con una sentenza netta: quei giornalisti non avevano diffamato nessuno, ma semplicemente detto la verità.

Anno di pubblicazione 2020.
Codice ISBN: 978-80-907879-0-2

postfazione di Emilio Ricci – € 15,90

4 Punte Edizioni

Di admin

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