Era una giornata splendida. La primavera rendeva la città lussureggiante di fiori. Roya battè le palpebre davanti alla magnificenza del mondo. Non poteva credere che fossero insieme in pubblico. Non erano fidanzati né sposati e lei non aveva detto granché di Bahman ai suoi genitori, solo che aveva conosciuto un ragazzo studioso alla cartoleria, un ragazzo di buona famiglia molto dedito alla causa del primo ministro. Sapeva che quest’ultima informazione avrebbe fatto colpo su Baba”.

Roya e Bahman sono i protagonisti dell’ultimo romanzo di Marjan Kamali, apprezzata scrittrice iraniana, oggi residente negli Stati Uniti. “La ragazza di Teheran”, pubblicato in Italia da Libreria Pienogiorno, narra su due piani temporali le vicende di Roya, quando giovane poco più che adolescente nell’Iran dei primi anni cinquanta conosce Bahman, un giovane irruento, appassionato, che vuole cambiare il mondo, attivista politico in difesa dell’allora primo ministro Mossadeq, ostacolato sia da forze interne che internazionali. Fra i due ragazzi scoppia la scintilla dell’amore, quel sentimento totalizzante che a diciassette anni cancella tutto ciò che ruota intorno e che fa promettere il legame per l’eternità. Le vicende della vita però disegneranno altri e diversi percorsi per Bahman che dovrà compiere una scelta difficile, combattuto fra la salvezza della madre e l’amore per Roya. Ma il loro allontanamento si consumerà in un momento storico molto complicato per l’Iran: manifestazioni di piazza squarciano la tranquillità delle città, in particolare della capitale, dove i due giovani finiranno per perdersi e mai più ritrovarsi.

Eppure il destino, a volte beffardo e crudele, riapre le porte precedentemente chiuse e farà in modo che a migliaia di chilometri di distanza e svariati decenni dopo, Roya e Bahman potranno incontrarsi di nuovo e chiarire le ragioni della fine del loro amore, così come erano state volute e architettate da altri.

Quella che ci regala la Kamali è una struggente storia d’amore che si innesca sulle vicende storico-politiche di un paese che non conosce tregue e tranquillità. Molte delle scene raccontate nel romanzo e ambientate nell’estate del 1953 sembrano la cronaca esatta delle rivolte che anche in questi ultimi mesi hanno sconvolto le strade di Teheran e delle altre città iraniane. Cambiano i protagonisti della scena politica ma le rivendicazioni del popolo sembrano rimanere le stesse: libertà e democrazia.

Un futuro luminoso nel quale crede soprattutto il padre di Roya che sprona le sue due figlie a studiare e a rendersi indipendenti “Diventeremo una democrazia in un batter d’occhio con Mossadeq alla guida. Ora, se voi ragazze studiate storia, chimica e matematica, potrete entrare a far parte della classe di professionisti migliore che questo grande Paese abbia mai avuto. Riuscite a crederci? Lo vedete cosa vi viene offerto? Le opportunità che si aprono per le giovani donne?”. Forse un precursore dei tempi, un visionario che saprà incoraggiare le due giovani donne e convincerle a trasferirsi negli Stati Uniti per studiare all’università, resosi conto delle difficoltà che avrebbero invece avuto all’indomani della caduta di Mossadeq.

Un romanzo che intreccia con maestria le vicende private di Roya, di Bahman e delle rispettive famiglie con la storia pubblica dell’Iran degli anni cinquanta. Un libro nel quale si avverte l’amore dell’autrice per la sua terra, un amore che sa di nostalgia, di lontananza forzata, di diaspora.

Recensione di Beatrice Tauro

Titolo: La ragazza di Teheran

Autrice: Marjan Kamali

Edizioni: Libreria Pienogiorno

Pagine: 341

Prezzo: € 18,90

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