Germania dell’Est. Vigilia della caduta del muro. Fra le strade della città di Juris, si aggira in bicicletta Muna, una giovane adolescente a cui la vita ha già insegnato tanto.

Nella famiglia di mia madre erano quasi tutti alcolisti, e quand’è così è dura non diventarlo. Nonno, padre, madre, fratello. Solo sua sorella maggiore Angela no. Lei in compenso è una maniaca dell’ordine e odia tutto ciò che è arte, o vita (mia madre). Mio padre aveva sposato mia madre sapendo che era alcolizzata. Non faceva nulla per cambiarla, si limitava a prendersene cura (…). Quando lei rimase incinta il vino sparì, non era giusto che facesse del male al bambino, questo lo capiva da sola. E infatti non me ne fece”.

Dopo la morte del padre, Muna cresce con la madre, alcolista, attrice teatrale, una vita in bilico fra palcoscenico e riabilitazioni. Un crinale pericoloso che giocoforza inietterà pesanti disturbi psicologici nella donna che Muna diventerà.

Disturbi che la porteranno a vivere una storia di presunto amore che si rivelerà una discesa negli inferi della sua esistenza. L’incontro con Magnus avviene durante una riunione di redazione, al suo primo lavoro come ricercatrice. Muna si innamora perdutamente di quell’uomo di cui non conosce nulla, se non che lavora all’università, un intellettuale, scontroso, che non la degna di uno sguardo. Eppure con la sua tenacia finisce per avvicinarlo e quasi costringerlo a stare insieme. Magnus usa Muna a suo piacimento, la molla e la riprende, senza preavvisi, senza spiegazioni. Hanno visioni della vita e del futuro completamente diverse, in qualche modo e per ragioni diverse, influenzate dal recente passato che ha condizionato le esistenze all’Est del muro.

Le continue sparizioni di Magnus getteranno Muna ripetutamente nella disperazione, nella spasmodica ricerca di apparire la donna perfetta per quell’uomo che, in fondo non la vuole e forse addirittura la disprezza. Muna sacrifica la sua carriera universitaria e si accontenta di lavoretti precari pur di seguire quello che crede essere il suo uomo, l’uomo con cui avrà dei figli, una famiglia, inseguendo una normalità che non ha mai avuto e che non avrà mai.

Fu la prima volta che mi fece male, ma lo dimenticai presto. Mi afferrò il viso con entrambe le mani e coi pollici spalmò via dalle labbra quello che era rimasto del rossetto. Lo stese su entrambi i lati, naturalmente tirandomi di lato anche la bocca. Continuò a spalmare e a tirare fino dove poteva, finché il rosso non fu distribuito su tutta la parte inferiore del viso. Un clown malridotto. Sentivo ferite sottili come capelli crearsi agli angoli della bocca. Alla vista del sangue mi avrebbe perdonata più in fretta, o il contrario?”.

Un amore tossico, violento. Una relazione intermittente e disfunzionale che annienta Muna, giorno dopo giorno. Dentro di sé la donna non riuscirà mai a dimenticarlo, anche quando passano svariati anni dal loro ultimo incontro. C’è sempre qualche evento, qualche avvenimento, o un semplice gesto che le riporta alla mente “il suo uomo”.

Piano piano infatti ci sono arriva a rendermi conto che non avevo capito niente. Ho sempre cercato di imporre la mia volontà. Sedurti, prenderti alla sprovvista, ingannarti. Sì, sono stata una manipolatrice. In quasi tutto quello che ho fatto. Ma che altra scelta avevo? Io non sono intelligente come te”.

L’annichilimento finale nel senso di colpa, nel sentirsi responsabile se le cose fra loro non hanno funzionato. Un ribaltamento della realtà che sfugge agli occhi e all’animo di Muna. Come purtroppo, agli occhi e agli animi di molte donne.

“La metà della vita” della scrittrice ungherese Terézia Mora, pubblicato da Feltrinelli nella collana Gramma, ci offre uno spaccato di vita al femminile che riflette la condizione di molte donne. Donne che si ritrovano a vivere “amori” impossibili, violenti, manipolatori, altamente tossici, che diventano delle vere e proprie dipendenze. Muna diventa icona di una donna bifronte, che alla tenacia per la conquista dell’indipendenza contrappone la fragilità di una resa incondizionata al violento di turno.

Recensione di Beatrice Tauro

 

Titolo: La metà della vita

Autrice: Terézia Mora

Editore: Feltrinelli, 2024

Pagine: 393

Prezzo: € 22,00

 

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