Quando il 9 novembre 1989 è caduto il muro di Berlino tutto il mondo ha esultato, felici per la ritrovata libertà della Germania dell’Est, per il suo ingresso nel mondo libero dell’occidente democratico e capitalista.

Ma la storia che ci racconta Manja Prakels nel suo romanzo “Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler” ci mette di fronte a una realtà che i media occidentali non hanno raccontato, le vicende di un popolo che nel giro di pochi giorni è stato catapultato in una dimensione sociale e politica estranea. Di questo spaesamento sono state vittime soprattutto i giovani, quelli che sono nati quando il muro già esisteva, quelli che sono cresciuti in una società organizzata con regole precise, con una organizzazione comunitaria, dai piccoli paesi alle città più grandi, dotata di una sua logica. Si può discutere e trovarsi su opinioni divergenti in merito al fatto che quella società, governata con quelle regole politiche, fosse giusta oppure no, ma sta di fatto che il repentino cambio di rotta ha portato smarrimento e perdita di identità soprattutto nelle giovani generazioni.

Come quello che accade a Mimì, protagonista del romanzo, pubblicato in Italia da Voland nel 2022 e avvalsosi della traduzione di Silvia Morante e Stephanie Kunzemann.

Forse allora Hitler mi salvò la vita. Combattevamo su fronti opposti ma non ci fu mai uno scontro diretto. E quando, anni dopo, ormai veterani, ci siamo trovati testimoni di quella guerra, non mi aggredì, non cercò di umiliarmi, non mi picchiò né mi sparò, non mi disse il suo odio ma solo il suo numero di telefono. Nel caso avessi bisogno di un po’ di hashish. Lo chiamai”.

Hitler è il “nome d’arte” che Oliver, amico di Mimì, assume dopo la caduta del muro quando diventa uno dei capi indiscussi delle bande di neonazisti che seminano terrore e violenza in città. I due ragazzini erano amici e giocavano insieme, qualche volta sbronzandosi mangiando di nascosto ciliegie sotto spirito. La vita di Mimì si svolge nella normalità di tutti i ragazzini, scuola, amicizie, giochi, prime ribellioni con i genitori e amore incondizionato per la nonna e che per Mimì è punto di riferimento anche nelle faccende pubbliche.

Nonna Frieda ora aveva il permesso di andare all’Ovest, da dove portava cartamodelli, caffè e cioccolata. In realtà andava di là, dove non conosceva nessuno, solo per noi. La nonna aveva paura sia dei controlli alla frontiera che di Berlino Ovest, e i tempi della metropoli la stancavano enormemente”.

La vita della giovane Mimì e dei suoi amici è omologata, fra alzabandiera, riunioni della Libera Gioventù Tedesca e la Repubblica dei Pionieri. Così come quella degli adulti, tutti impegnati nei compiti loro assegnati dalle rigide regole. Eppure, quelle erano le loro regole, quelle nelle quali si sentivano al sicuro, quelle nelle quali erano cresciuti.

Con la caduta del muro e l’avvento del mondo occidentale tutto cambia profondamente. I negozi si riempiono di merci di ogni genere e i cittadini sono finalmente liberi di viaggiare.

Era cominciata l’era dell’economia di mercato: la gente vuole guadagnare soldi e spenderli, è chiaro! (…) osservavo la decomposizione della proprietà del popolo”.

Quel sentimento di collettività viene rimpiazzato dall’individualismo, dal pensare ognuno per sé, in una corsa all’arricchimento, al benessere a tutti i costi che non guarda in faccia a nessuno. È il capitalismo, bellezza!

Ma la fragilità delle giovani coscienze non regge all’urto e come atomi impazziti Mimì e i suoi amici diventano schegge che colpiscono il mondo circostante. Oliver, il suo amico d’infanzia, diventa Hitler, capo di una banda di neonazisti che aggredisce, picchia e a volte ammazza le zecche comuniste, quelli che, come Mimì, ancora si sentono legati a una idea di società che non si allinea al mondo occidentale. Cadono i miti dell’amicizia di fronte alle svastiche e ai manganelli. Si spezzano legami ritenuti indissolubili e quando uno dei loro migliori amici viene ucciso da quelli che un tempo erano compagni di scuola, il mondo di Mimì va in pezzi. Il disagio, lo smarrimento, la perdita di identità finiscono annegati in sbronze continue che aiutano a non guardare in faccia la realtà, a negare un mondo nel quale è difficile riconoscersi.

Confusione e impotenza sono i sentimenti che attraversano le pagine di questo bellissimo romanzo, assolutamente necessario per conoscere l’altra faccia della scomparsa di quella che fu la Germania dell’Est, la DDR creata ad arte nel secondo dopoguerra ed esistita solo per alcuni decenni.

Articolo di Beatrice Tauro

 

Titolo: Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler

Autrice: Manja Prakles

Edizione: Voland, 2022

Pagine: 235

Prezzo: € 18,00

Di admin

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