“La pattuglia dei bambini”, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2020, è il romanzo d’esordio dell’autrice Deepa Anappara, di origini indiane poi naturalizzata britannica.

Il romanzo narra le vicende di un gruppo di bambini, capeggiati da Jay, nove anni e voce narrante, che a seguito della scomparsa di alcuni loro coetanei si improvvisano detective per cercare di scoprire chi li ha rapiti e dove sono finiti.

La storia si svolge all’interno di un “basti”, ovvero una delle numerose baraccopoli che sorgono nelle periferie delle metropoli indiane. Case fatte di cartoni, di lamiere, con al massimo una stanza dove vive tutta la famiglia, senza servizi igienici che invece sono in comune e necessitano lunghe e faticose file per l’accesso. Un contesto sociale caratterizzato da povertà estrema, dove i bambini rovistano negli enormi mucchi di immondizia che pervade il “basti”, dove le madri lavorano come colf presso gli appartamenti dei ricconi, poco lontani fisicamente ma molto distanti socialmente ed economicamente. Un contesto nel quale ai bambini è spesso precluso il diritto allo studio, impegnati a portare a casa qualunque cosa possa essere utile per la sopravvivenza di tutta la famiglia.

In questo quadro di degrado e miseria, si consumano ripetute scomparse di bambini, ivi compresa quella di Runu-Didi, la sorella maggiore di Jay. Il ricorso alla polizia è praticamente inutile, essendo i poliziotti corrotti e in combutta con i criminali, mentre sul “basti” grava sempre la minaccia delle ruspe, pronte a distruggere la baraccopoli per liberare la vista dei ricchi condomini adiacenti.

Oggi o domani ognuno di noi perde qualcuno che gli è vicino, qualcuno che ama. I fortunati sono quelli che possono invecchiare facendo finta di avere un qualche controllo sulla loro vita, ma anche loro a un certo punto si rendono conto che non ci sono certezze, che tutto è destinato a sparire per sempre. A questo mondo siamo solo dei granelli di polvere che brillano per un istante alla luce del sole, e poi scompaiono nel nulla. Devi imparare a far pace con questa cosa”.

L’ineluttabilità del destino sembra essere l’unico elemento certo nelle vite dei disperati del “basti”, costretti a subire anche l’abominio dei rapimenti e delle morti dei bambini.

Un romanzo all’interno del quale è possibile ritrovare l’India con tutta la sua complessità: la spiritualità e l’importanza delle religioni che spesso si contrastano le une contro le altre; l’organizzazione sociale, con le caste e le relative discriminazioni; l’inquinamento, con lo smog che diventa uno dei protagonisti del romanzo, entrando di prepotenza nelle vite (soprattutto da un punto di vista fisico) della gente; l’immondizia dappertutto, che spesso per molti diventa fonte di sostentamento; la situazione delle donne, doppiamente discriminate, sia per casta e soprattutto per genere; la violenza, sia essa fisica, verbale, psicologica, che pervade ogni scena, ogni momento di ciò che viene narrato dalla voce di Jay, un bambino di appena nove anni; e infine il fenomeno, tristemente reale, dei rapimenti dei bambini.

L’affresco di un paese talmente grande da essere definito subcontinente e all’interno del quale si sovrappongono svariate dimensioni sociali, economiche, religiose, ma tutte molto compenetrate le une con le altre.

Nella postfazione, l’autrice ci racconta da dove è nata l’idea di scrivere questo romanzo, un libro che in fin dei conti parla di bambini. “Ho scritto questo romanzo per sfidare la convinzione che li si possa ridurre a pure entità statistiche. L’ho scritto per ricordarci delle loro facce dietro i numeri”.

 

Articolo di Beatrice Tauro

 

 

Titolo: La pattuglia dei bambini

Autrice: Deepa Anappara

Editore: Einaudi, 2020

Pagine: 372

Prezzo: € 19,00

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