Un gesto inatteso, forte e carico di significato arriva dal carcere bolognese della Dozza. I detenuti che lavorano all’interno del progetto “Fare Impresa in Dozza”, realtà produttiva nata per offrire occasioni di formazione e lavoro durante la detenzione, hanno aderito allo sciopero generale del 3 ottobre, indetto dalla Cgil per chiedere la fine delle violenze a Gaza e per sostenere la Global Sumud Flotilla.

In una lettera letta pubblicamente dal segretario della Camera del Lavoro di Bologna, Michele Bulgarelli, i detenuti hanno spiegato le ragioni della loro scelta:

Per noi reclusi andare a lavorare è un momento di libertà dal contesto carcerario in cui viviamo. Nonostante ciò, rinunciamo a un giorno di libertà e al nostro stipendio. Questa decisione è stata presa per manifestare tutta la nostra indignazione per il genocidio tuttora in atto e per supportare le persone della Flotilla arrestate con l’unica colpa di essere ambasciatori d’umanità”.

Parole che ribaltano la prospettiva: se per molti il lavoro è un obbligo, in carcere diventa uno spiraglio di autonomia, un’occasione per uscire – almeno simbolicamente – dalla costrizione della cella. Rinunciarvi, dunque, assume il peso di un sacrificio concreto e di una presa di posizione morale.

Il gesto non è passato inosservato. Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, ha commentato su Facebook:

In questo fiume di umanità che sta attraversando tutta Italia, da Bologna arriva una lezione straordinaria: i detenuti lavoratori che scioperano, rinunciano a un giorno di libertà (e allo stipendio) per fermare l’orrore del genocidio. Un’ulteriore lezione di dignità contro le parole indegne e offensive di Meloni”. Lo scrive su Facebook Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra dopo aver appreso dai media che i detenuti che lavorano al carcere di Bologna hanno deciso di scioperare. “Meloni lo dica ai detenuti di Bologna – conclude il leader di SI – che il loro sciopero è un week end lungo Io ci tengo a ringraziarli di cuore, davvero. Perché sono un’altra, forse la più alta, dimostrazione di umanità in questa giornata“.

L’iniziativa dei detenuti della Dozza non è solo un fatto sindacale, ma un atto culturale e politico: dimostra come il tema della solidarietà internazionale riesca a superare persino le sbarre, e come l’idea di umanità possa trasformarsi in un terreno comune anche in un contesto di privazione.

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *